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sabato 31 ottobre 2015

Buon Halloween con un fantasmino per amico

Auguri a tutti buon Halloween! Non dimentichiamo di celebrare le nostre paure, che fanno di noi quello che siamo, in alcuni casi ci proteggono, ed hanno tutta la dignità propria delle emozioni umane.

Per festeggiare questa festività, ieri a scuola ho realizzato insieme ai bimbi dei fantasmini con la lana; mi ha insegnato mia mamma questo lavoretto quando ero piccola. Si adatta bene ai bambini dai 7 ai 10 anni, è semplice ed utile per sviluppare la manualità. Inoltre, una volta pronto, si divertiranno un sacco a giocare con qualcosa nato dalle loro mani!

Occorrente:
- 1 gomitolo di lana (del colore di cui si vuole realizzare il fantasmino)
- colla uhu liquida
- forbici
- carta e colori
- un amico o un libro

Passo 1:
Se abbiamo a disposizione un amico, gli chiediamo di mettere le mani davanti a sè, parallele, con le braccia piegate (come le Barbie, per intendersi!). Dovrà rimanere ben fermo mentre noi gli avvolgiamo la lana intonro con più giri, un pò come facevano le nostre nonne o bisnonne per creare le matasse. In mancanza di una persona che ci aiuti, possiamo arrotolarla intorno ad un libro.









Passo 2:
Quando ha raggiunto un pò di spessore, la togliamo facendo attenzione a non mescolare i cerchi che si son creati e ne tagliamo un'estremità, così da ottenere una striscia. Con un filino di lana residua facciamo un doppio nodo al centro. Poi ripieghiamo le due metà una vicina all'altra e con un altro filino di lana leghiamo la parte sopra per fare la testa.

Passo 3:
Sulla carta disegniamo e ritagliamo gli occhi e la bocca, da incollare successivamente sulla faccia con un pò di colla liquida uhu.




 









Passo 4 (facoltativo):
Il fantasmino è già pronto, ma volendo si possono aggiungere mani e braccia: si scostano dal corpo due mazzettini ai lati e si tagliano più corti rispetto al corpo. Con due filini ne leghiamo le due cime per ottenere le mani

Buoni spaventi a tutti!!

lunedì 26 ottobre 2015

Si riparte!

Questo post è di natura "personale" rispetto agli altri pubblicati fino ad ora.

Dopo un periodo che mi sono concessa per la maternità, riparto ufficialmente con l'attività di Pedagogista Clinica, iniziando una nuova avventura in uno studio privato presso l'Istituto Sant'Andrea di Empoli. Un'esperienza importante che spero di condividere con molte persone, per creare nuovi percorsi di aiuto, restiturire fiducia, sostenere e crescere insieme.

Buon viaggio a tutti ^_^

domenica 25 ottobre 2015

Aspettando Halloween: la paura è catartica

Condivido qui sul mio blog un brevissimo saggio che ho allegato al mio libro per bambini "La strega e il segreto del ladro". Siamo vicini ad Halloween, e la paura è un elemento che ci regala moltissimo materiale sul quale riflettere.

<<Sono certa che la paura sia catartica.
Le fiabe lo dimostrano da sempre: nate nella notte dei tempi, passate di bocca in bocca fino ad essere suggellate dalla parola scritta, usano i simboli per parlare direttamente all’inconscio. Noi non abbiamo bisogno di capire, la parte più ancestrale che portiamo dentro riceve i messaggi forti e chiari su temi importanti, universali, che riguardano ognuno di noi da sempre.
Un linguaggio così espresso non può che essere accolto al volo dai bambini. Ciò che li spaventa davvero è rappresentato dalle cose che non capiscono, quelle che magari nessun adulto spiega loro. L’ignoto e il non detto rischiano di diventare tabù, di ingigantirsi e trasformarsi in veri pericoli. Le paure sbiadiscono ogni volta che vengono affrontate e non c’è niente di più sicuro che farlo all’interno di una storia. Ciò che angoscia allo stesso tempo incuriosisce: i bambini sono piccoli ricercatori della vita, studiano e analizzano tutto quello che viene loro offerto, ma un posto d’onore lo hanno le emozioni. Talvolta si presentano ingombranti e ingestibili, affrontarle è l’obbligo morale del genitore il quale non può essere una figura onnisciente che sempre sa cosa fare, ma disponibile ad accompagnare anche nella notte più scura, quella del cuore.
I mostri gettano la luce sull’inconscio: attrezzano il soggetto a vivere con le proprie ombre. Non è possibile cancellarle, dannoso è nasconderle. Per questo le storie di paura, per tutte le età, non producono una reale angoscia bensì rassicurazione. Concentrarsi sulla storia di un altro, che magari ricorda la propria, distrae la mente dalle ansie, dà un volto ai pensieri… e tutto ciò che ha un volto è molto meno orrorifico di quello che rimane nascosto dietro un cappuccio.>>

(Dall'appendice de "La strega e il segreto del ladro", Celenia Ciampa, Siska Editore)

venerdì 23 ottobre 2015



Il Pedagogista Clinico è un professionista che accompagna la persona (di ogni età) attraverso un percorso di aiuto volto a ristabilire l’equilibrio psico-fisico in situazioni di difficoltà. Stimola la persona ad avere cura di sé ed a trovare in sé le energie di cui ha bisogno, tramite la riflessione ed esperienze educative.
Differenziandosi da un modello sanitario, non si concentra sui disturbi e le incapacità, non corregge né cura, ma considera l’individuo nella sua interezza ed ha come obiettivo quello di attivare e valorizzare, attraverso una relazione con matrice pedagogica, potenzialità e risorse. Nel tener conto delle difficoltà e dei disagi, delle abilità e disponibilità, questo professionista accompagna la persona verso il suo cambiamento e la conquista di nuovi equilibri.
(Professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013.)

Lo scopo dell’educazione è -in qualunque età e in qualunque momento- quello di stimolare la persona a scoprire in se stessa le proprie potenzialità e a sviluppare abilità e disponibilità.

Il percorso pedagogico clinico con i bambini è basato sulla ri-educazione negli ambiti in cui sono manifestate le difficoltà. Le metodologie d’azione comprendono:
-         Il gioco
-         Stimolazioni sensoriali e percettive
-         La fiaba
-         Immagini mentali
-         Gestualità e movimento
-         La musicalità
-        
Il percorso pedagogico clinico con gli adulti viene costruito tramite la riflessione della persona a proposito dei propri vissuti. Secondo le necessità individuali può essere completato ed arricchito da:
-         Manipolazioni corporee
-         Immagini mentali
-         Training induttivo
-        

giovedì 22 ottobre 2015

L'importanza della lettura

Riporto qui le parole dello scrittore Neil Gaiman, sono fra le migliori che abbia mai letto riguardo questo argomento.

I libri sono il modo in cui comunichiamo con i morti, il modo da cui impariamo lezioni da coloro che ci hanno preceduto. Io penso che abbiamo delle responsabilità verso il futuro. Tutti noi – come lettori, come scrittori, come cittadini – abbiamo degli obblighi. Ho pensato di elencarne alcuni qui.
Abbiamo l’obbligo di leggere per piacere, in privato e in pubblico. Se leggiamo, o se altri ci vedono leggere, impariamo, esercitiamo la nostra immaginazione. Mostriamo che leggere è una cosa buona.
Abbiamo l’obbligo di sostenere le biblioteche. Di usare le biblioteche, di incoraggiare altri a farlo, di protestare per la chiusura delle biblioteche. Se le biblioteche non vengono valorizzate, si silenziano le voci del passato e si danneggia il futuro.
Abbiamo l’obbligo di leggere ad alta voce per i nostri figli. Di leggergli cose che gli piacciono. Di leggergli storie di cui noi ci siamo già stancati. Di fare le voci, di renderle interessanti, di non smettere di leggere solo perché sanno leggere da soli.
Abbiamo l’obbligo di usare la lingua. Per metterci alla prova, per scoprire cosa le parole significano e come utilizzarle per comunicare chiaramente. Non dobbiamo provare a congelare il linguaggio, a farne una cosa morta e da riverire. Dobbiamo usarlo come una cosa viva, che scorre, e permettere ai significati di cambiare con il tempo.
Abbiamo un obbligo noi scrittori, e soprattutto noi scrittori per bambini. L’obbligo di scrivere cose vere, particolarmente quando creiamo storie di persone che non esistono in luoghi immaginari: per far capire che la verità non è ciò che accade ma ciò che ci dice qualcosa su ciò che siamo. Dopotutto, la narrativa è una bugia per raccontare la verità. E mentre dobbiamo dire ai nostri lettori cose vere, e dare loro armi e armature, e trasmettere quel poco di saggezza che abbiamo guadagnato nella nostra breve esistenza, abbiamo l’obbligo di non fare la predicare o la ramanzina, di non spingere giù a forza nella gola dei nostri lettori bocconi premasticati di moralità, come fanno gli uccelli quando danno le larve ai loro piccoli. E abbiamo l’obbligo di non scrivere mai per dei bambini, mai e in nessuna circostanza, qualcosa che non vorremmo leggere noi stessi.
Abbiamo l’obbligo di capire che come scrittori per bambini il nostro lavoro è importante, perché se facciamo male il nostro lavoro e scriviamo libri noiosi che allontanano i bambini dalla lettura, abbiamo sminuito il nostro e il loro futuro.
Abbiamo l’obbligo – noi tutti, adulti e bambini, scrittori e lettori – di sognare a occhi aperti. Abbiamo l’obbligo di immaginare. È facile far finta che nessuno possa fare niente per cambiare il mondo, che la nostra società sia enorme e che gli individui non contino nulla. Ma la verità è che gli individui possono cambiare il loro mondo, gli individui danno forma al futuro e lo fanno immaginando che le cose possono essere diverse.
Abbiamo l’obbligo di rendere le cose belle. Non lasciare il mondo più brutto di quanto lo abbiamo trovato, non svuotare gli oceani, non lasciare i nostri problemi alle generazioni future. Abbiamo l’obbligo di pulire dopo il nostro passaggio, e non lasciare ai nostri figli un mondo che in maniera miope abbiamo incasinato, deprivato, menomato.
Abbiamo l’obbligo di dire ai nostri politici cosa vogliamo, e di votare contro i politici – di qualunque parte siano – che non capiscono il valore della lettura nella creazione di cittadini consapevoli, e che non vogliono agire per preservare la conoscenza e incoraggiare l’alfabetizzazione. Non è una questione politica, è una questione di umanità.
Ad Albert Einstein fu chiesto una volta come fosse possibile rendere i bambini più intelligenti. La sua risposta fu semplice e genale: “Se volete che un bambino sia intelligente leggetegli delle favole. Se volete che diventi più intelligente, leggetegli più favole”. Aveva capito il valore della lettura e dell’immaginazione. Spero che potremo dare ai nostri figli un mondo in cui leggeranno, e saranno letti, e immagineranno, e capiranno».

Tratto da:  http://www.fumettologica.it/2015/10/neil-gaiman-vi-spiego-perche-il-nostro-futuro-dipende-dalla-lettura-e-dalla-fantasia/

mercoledì 21 ottobre 2015

"I colori della pedagogia"

Adesso che il blog si è arricchito e colorato di molti spunti e riflessioni, è arrivato il momento di spiegare il perchè del suo nome: I COLORI DELLA PEDAGOGIA.

Trovare un nome non è mai semplice. Si fanno liste, tanti vengono scartati, moltissimi potrebbero esser adatti ma nessuno è quello che cerchiamo davvero. Io desideravo un "biglietto da visita" (lo scopo del nome è questo) che esprimesse l'identità pedagogica del mio lavoro. 

Nelle attività di insegnante e pedagogista si affrontano svariate dimensioni, si salta da un argomento all'altro seguendo un filo comune, si spazia in luoghi, tempi e situazioni plurimi. Ognuno di questi elementi ha la sua propria identità, il suo colore. Mi occupo di scuola, di emozioni, di sostegno, di aiuto alla persona, di costruzione di percorsi sempre nuovi e personalizzati, di scoperta. Di colori.


La pedagogia è una scienza dalle mille sfaccettature colorate. 
Tutte da scoprire.

martedì 20 ottobre 2015

Qualità della vita

La qualità della vita è un valore molto soggettivo, in quanto anche a parità di condizioni oggettive la percezione può essere molto diversa a seconda delle persone: per realizzare il proprio benessere entrano in gioco le necessità e i valori personali. Ci sono però alcuni elementi che la definiscono, sui quali fermarsi a riflettere per capire da dove nasce il nostro eventuale disagio ed agire con obiettivi precisi per migliorarla.

La qualità della vita è data da:

- benessere emozionale (una persona sta bene quando i suoi bisogni primari fisici ed emotivi vengono rispettati, ad esempio i bisogni di appartenere, di comunicare, di interagire, ecc).

- relazioni interprersonali (sono la base per lo sviluppo della fiducia in se stessi, per la costruzione dell'emotività e per la gestione delle emozioni)

- benessere materiale (quello di base rientra nei bisogni primari)

- sviluppo personale ( la cura personale attraverso la soddisfazione sul lavoro, la ricerca di una dimensione spirituale da coltivare, l'ascolto delle proprie necessità)

- benessere fisico ( il benessere fisico e quello psicologico sono uno lo specchio dell'altro)

- auto- determinazione ( l'autonomia è il presupposto per la crescita personale; auto-determinazione significa essere in grado di scegliere e poter reagire agli stimoli in maniera personale)

- inclusione sociale (espandersi in una dimensione socio- spaziale per arricchire anche la società oltre che se stessi)

- diritti (privacy, possesso, giustizia, libertà di espressione e pensiero)

martedì 13 ottobre 2015

Bizze e opposizione

Ci sono bambini che riescono a metterci in seria difficoltà. Che siano a scuola, a casa o in uno studio professionale, sembrano impegnarsi per metterci a dura prova, opponendosi a qualsiasi nostra regola e richiesta, battendo i piedi e piangendo se trovano ostacoli in quello che hanno deciso di fare, risultando ingestibili.

Alcuni di loro soffrono di un disturbo classificato come "oppostivo- provocatorio". Altri, più seplicemente, non hanno la giusta percezione dei propri limiti o richiedono la loro dose di attenzione (ovvero affetto) in una maniera controproducente.

Qualunque di questi sia il problema alla base (specialmente a scuola, non sempre è possibile risalire alle origini di un comportamento, nei casi in cui la famiglia non collabori attivamente alla sua risoluzione), ci sono strategie ed atteggiamenti che possono aiutare questi bambini a sentirsi maggiormente a proprio agio. Ricordiamo che espressioni di questo tipo sono sempre esternazioni di malessere.



COSA FARE :

- Concordare e far rispettare poche regole chiare che tutti dovranno osservare in casa o a scuola, evitando la forma negativa (es.: “Parlare a voce bassa” invece di “Non gridare”);

- Preferire i premi (per i comportamenti positivi, anche piccoli, che conducono alla condotta desiderata) alle punizioni e darli in breve tempo, altrimenti l’effetto comportamentale svanisce;

- Scegliere le punizioni (comunque mai fisiche) solo per comportamenti molto gravi (esplicito danno verbale o fisico agli altri);

- Preferire sempre la perdita di un privilegio (es. uscire o usare il pc) alla punizione (es. fare qualcosa di spiacevole);

- Ignorare le “esibizioni” del bambino, ossia rimuovere il rinforzo derivante dall'attenzione degli “Spettatori”;

- Spiegare al bambino le motivazioni che rendono inadeguato il suo comportamento, senza formulare giudizi sulla sua persona, umiliandolo, perché è la cosa che ha fatto ad essere sbagliata,
non lui (Per non gravare sulla sua già bassa autostima) e suggerire modalità alternative indicandone i vantaggi;

- Individuare e agire sugli antecedenti del comportamento problematico (attenuare o modificare l’esposizione alle situazioni che normalmente conducono a comportamenti oppositivi).

Insomma, in sintesi, ogni comunicazione (Regole, comandi, rimproveri) deve essere data nel modo più possibile diretto.

Avere limiti chiari e precisi aumenta l'autostima in quanto danno sicurezza.


(Fonte: DSM IV, Laura Dominijanni, L'arcobaleno dell'animaOnlus.)

lunedì 12 ottobre 2015

Lavoro di squadra!

Fra le problematiche che è possibile riscontrare in un gruppo classe, c'è la mancanza di coesione fra i suoi membri. Può capitare di trovarsi a lavorare con tanti bambini che agiscono ed operano singolarmente senza la percezione della dimensione del gruppo: questo porta ad una mancanza di organizzazione, di rispetto nei confronti dell'altro, della serenità necessaria per favorire l'apprendimento.

E' un aspetto molto importante sul quale bisogna investire tempo ed energia sin dai primi anni della scuola primaria. Il lavoro individuale e quello in gruppi deve lasciare un pò di spazio ad esperienze che coinvolgano la totalità del gruppo classe come unica entità.

Una modalità di azione è la creazione di qualcosa a cui tutti possano contemporaneamente lavorare, apportando il proprio contributo ad un lavoro comune.

Ad esempio: un calendario a grandezza classe.


Basta avere un lungo rotolo di carta (si trova anche nei negozi Ikea). Se ne taglia una striscia: una volta divisa in 12 parti, i bambini dovranno scrivere in ogni sezione il nome del mese, lavorando a coppie ma allo stesso tempo tutti insieme. Questo tipo di foglio è molto utile e può aprire alcune riflessioni da fare insieme ai bimbi: se si tira troppo, senza fare attenzione a cosa stia facendo il compagno, si strappa!
Su una striscia uguale, divisa anch'essa in 12 sezioni, verranno realizzati un disegno in corrispondenza di ogni mese dell'anno. Sovrapponendo la prima striscia alla seconda e ritagliando lungo le linee che dividono le 12 sezioni, otterremo un lungo calendario con finestrelle che rivelano le caratteristiche di ogni mese...ed un grande lavoro di squadra!!


sabato 10 ottobre 2015

L'apprendimento cooperativo

La didattica è bella perchè è varia!

La legge prevede che nelle classi venga realizzato un ambiente di apprendimento idoneo ad accogliere le diversità che caratterizzano tutti i nostri bimbi. In una classe di 25 bambini le necessità, i bisogni e gli stili di apprendimento saranno un arcobaleno di elementi diversi. Per poter "parlare il linguaggio di ognuno" è molto utile sperimentare spesso nuovi modi di insegnare, procedendo per tentativi, errori grazie ai quali regolarsi, lezioni che sono riuscite a suscitare interesse. 

Al giorno d'oggi grazie alla ricerca pedagogica e didattica, la classica lezione frontale è soltanto una delle moltissime modalità per insegnare. Credo che sia auspicabile che ogni insegnante talvolta provi ad inventare soluzioni su misura per la propria classe, da condividere in seguito se ben riuscite, in modo da creare un buon circolo delle idee. 

In mancanza di immaginazione o per arricchire la propria proposta didattica, suggerisco di provare l'apprendimento cooperativo (strategia utilizzata molto nelle scuole "Senza zaino").

Tratto da Apprendimento cooperativo in classe - Erickson:

<<L’insegnante prende una serie di decisioni preliminari, spiega agli studenti il compito e l’impostazione cooperativa della lezione, conduce la lezione e valuta i risultati.

 Più specificamente, l’insegnante per ogni lezione:

    Prende decisioni preliminari
    definisce gli obiettivi
    stabilisce le dimensioni dei gruppi,
    sceglie un metodo per formare i gruppi,
    assegna i ruoli,
    prepara l’aula,
    organizza i materiali di cui gli studenti hanno bisogno per svolgere i compiti assegnati.

    Spiega il compito e l’approccio cooperativo
    spiega la consegna agli studenti,
    spiega i criteri per il raggiungimento dell’obiettivo,
    struttura l’interdipendenza positiva,
    evidenzia la responsabilità individuale,
    spiega i comportamenti da tenere durante la lezione.

    Controlla e interviene
    controlla ogni gruppo di apprendimento,
     (se necessario) interviene per migliorare il lavoro sul compito e quello di gruppo,
    conclude la lezione.

    Verifica e valuta
    valuta la quantità e la qualità dei risultati,
    si assicura che gli studenti verifichino attentamente l’effettiva resa del loro gruppo di apprendimento,
    incarica gli studenti stessi di discutere le possibilità di miglioramento,
    incoraggia gli studenti a festeggiare il lavoro svolto.>>

Questa tipologia di lezione può essere applicata in tutte le classi, a tutti i livelli. Può rivelarsi molto utile per attirare l'attenzione anche nei gruppi più turbolenti, in quanto ogni singolo bambino viene responsabilizzato.

Io l'ho messa in pratica in questi giorni in una classe seconda elementare. 

Ho spiegato loro cosa avremmo fatto: obiettivi e metodologia. Dopo averli divisi in gruppi, ho affidato ad ogni bambino del piccolo gruppo un compito attraverso la consegna di cartellini.

Faccio le proposte: colui che conduce il lavoro nel gruppo

Mantengo l'ordine: colui che ha il compito di richiamare i compagni del gruppo che si distraggono dal lavoro

Aiuto i compagni: incaricato di dare una mano a chi è più in difficoltà

Chiedo l'aiuto della maestra: il portavoce del gruppo in caso di necessità

Le mie classi attuali sono molto vivaci. Questo tipo di esperienza è stata molto positiva per loro, quasi tutti sono riusciti a portare a termine il proprio piccolo compito.

Una strategia da provare!

Infine, una coppa (di carta) per il gruppo che ha lavorato nella maniera più appropriata. 
La prima volta, per incentivare la motivazione.