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sabato 30 gennaio 2016

Gruppi di gioco: MAMMA E ME

Lo studio Pedagogico dà il via ad un ciclo di 3 incontri di gruppi di gioco pensati per i più piccoli e le loro mamme. I gruppi saranno formati da bimbi di età compresa fra i 3 e 24 mesi, non superando i 4 elementi per ciascun gruppo, in modo che ognuno possa ricevere tutta l'attenzione che merita.

Qual'è lo scopo?
Accompagnare i bambini durante il gioco, facendo emergere atteggiamenti funzionali e non, che i genitori mettono spontaneamente in atto. E' l'occasione per chiarire i dubbi, confrontarsi con altri genitori, far domande riguardo difficoltà nella gestione del tempo col piccolo. A volte può rivelarsi difficile giocare o intrattenere un bambino di pochi mesi, ed è utile riflettere insieme accompagnati da un esperto per selezionare i comportamenti idonei, a misura di ciascun bambino. Non ci sono regole prefabbricate che possano andare bene per tutti, ma è possibile costruire percorsi personalizzati di crescita condivisa fra bambino e genitore.

Come sono organizzati?
Sono incontri brevi, della durata massima di 50 minuti, per far sì che non siano fonte di stress per i bambini (orari e durata sono da concordare per ogni singolo gruppo, con flessibilità). I bambini potranno giocare liberi, muoversi, ascoltare la musica, fare merenda insieme.

Quali sono le linee guida che seguiremo?
Non mi stancherò mai di ripetere che ogni bimbo è una persona unica, con bisogni e necessità proprie. Possiamo però generalizzare quattro linee guida di comportamento che possono rivelarsi utili per i genitori.

1- Fare un passo indietro: è fondamentale prima di tutto osservare il prorpio bambino per poterne capire e conoscere richieste e bisogni

2- Incoraggiare a esplorare: stanno vivendo la loro fase di consocenza del mondo, sono piccoli scienziati!

3- Porre dei limiti: sono indispensabili per la loro sicurezza e permettono di farli sentire protetti.

4- Lodare: sgridare non è sufficiente per educare! I progressi vanno sottolineati

Gioedì 18 febbraio ci sarà un incontro introduttivo gratuito e senza impegno. Saranno chiariti gli obiettivi e le modalità del corso, inoltre decideremo insieme gli orari migliori per venire incontro alle famiglie e ai bambini.
E' necessaria la prenotazione al 338- 3164164


mercoledì 27 gennaio 2016

La libertà di essere se stessi

Il filosofo Spinoza ha asserito che un uomo è libero solo quando viene messo in condizioni di esprimere a pieno se stesso e le proprie potenzialità.


Trovo che questa sia anche una bellissima e completa definizione di quello che dovremmo fare noi adulti - genitori, educatori, insegnanti - per i nostri bambini e ragazzi. Ci siamo accorti negli ultimi anni che quando un alunno non raggiunge i risultati sperati è spesso perchè dietro al processo di apprendimento c'è un qualcosa che lo blocca, che non gli permette di crescere. Abbiamo indagato oltre gli handicap più evidenti, mentali o fisici, e siamo arrivati con la ricerca a stabilire che esistono difficoltà a livello congitivo che si manifestano solo in ambito scolastico, ovvero i disturbi specifici dell' apprendimento. Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia sono da qualche anno riconosciuti come limiti oggettivi, da sfruttare come risorse (una bella frase, tanto difficile però da mettere in pratica). 

La legislazione italiana ha indagato oltre (o almeno si spera che lo abbia fatto) ed ha "creato" l'universo dei Bisogni Educativi Speciali (bes), un insieme molto vasto di tutti coloro che hanno una qualche problematica che, anche solo per un periodo, impedisce la serena e corretta maturazione cognitiva.

Trovo che queste siano ottime opportunità per osservare e mettersi in ascolto di ciascuno dei bambini che abbiamo davanti. Ma sono definizioni e spunti da trattare con estrema cautela perchè il rischio di creare etichette è davvero alto. A molti corsi di formazione ci soffermiamo troppo sulle leggi che sui contenuti effettivi: sapere come muoversi legalmente è certo fondamentale, ma è solo una base da cui partire. Poi ci sono i progetti e la quotidianità da "riempire" di significati, azioni concrete, cammini tutti differenti fra loro.

Per un bambino, per un essere umano, esprimere se stesso è fondamentale. Non si è liberi quando non si hanno limiti, in questo caso non si diventa altro che prigionieri di se stessi. La vera libertà è quella raccontata da Spinoza.

giovedì 21 gennaio 2016

Costruire un campo da calcio

Ho scoperto un sito ricco di psunti interessanti, semplici e diverenti per realizzare lavoreti in classe:

http://www.cosepercrescere.it/

Segundo le istruzioni e personalizzandole un pò, abbiamo realizzato un campo di calcio.


Per prima cosa, abbiamo preso il tappo di una scatola da scarpe: sui bordi abbiamo attaccato le pubblicità tagliate da alcune riviste, perchè nei reali campi da calcio sui lati ci sono i vari sponsor.

Poi abbiamo colorato la base di verde ed aggiunto con matita bianca e righello le righe del campo. Il cerchio al centro è stato realizzato ripassando il bordo di un bicchiere.

Infinte, abbiamo tagliato (col mio aiuto) due cerchi da una bottiglia di plastica e li abbiamo incollati per fare le porte.

A questo punto non rimaneva che fare una pallina di carta, prendere una cannuccia  a testa e cercare di far goal a suon di soffi!

Qual'è il valore educativo di un lavoro del genere?

- Si usano materiali di riciclo recuperati a casa. I bambini imparano che con un pò di fantasia tutto può avere una nuova vita, e per divertirsi non è necessario spendere soldi o andare in un negozio di giocattoli

- I bambini si aiutano fra loro per i passaggi soggettivamente più complicati, anche senza bisogno di essere sollecitati dall'insegnanti, dopo le prime volte diventa una bella abitudine

- Didatticamente, è un'attività utile per geografia e tencologia: realizziamo una pianta vista dall'alto e usiamo materiali differenti, trasformandoli in altro da quello che erano in origine

- Mostra ai bambini che non ci sono "giochi da maschi" e "giochi da femmine". Ognuno può giocare nel modo che più lo diverte, senza pregiudizi

- Ultimo ma più importante: è divertente! Dovremmo fare se non sempre, almeno molto spesso, cose che ci divertono e appassionano a scuola. Lo trasmetteremmo subito ai bambini, rendendo l'apprendimento molto più piacevole ed efficace.

mercoledì 20 gennaio 2016

"Non leggo perchè mi ricorda la scuola"

Ieri ho letto una statistica sul libro "La lettura nonostante" (Liber Quaderni, Idest). Risale al 2008 ed è stata redatta da IPSOS per Mondadori.

La statistica riportava che il 62% della popolazione italiana sopra i 15 anni non legge mai nemmeno un libro l'anno (48 milioni di persone). Ciò che ho trovato molto interessanti sono le motivazioni. Il 61% di queste persone sostiene che la lettura è uno spreco di tempo. L'8,3 % invece non lo fa perchè sostiene di leggere con difficoltà. La motivazione però che mi ha colpita di più è quella data da ben il 20%: "perchè mi ricorda la scuola". 

Dietro questa dichiarazione, condivisa da 9 milioni e 600 mila persone (9 milioni!!), c'è un grande fallimento da parte della scuola. Ognuno di noi insegnanti deve chiedersi "dove abbiamo sbagliato?" davanti ad una stima del genere.

Io stessa devo ammettere che ho pessimi ricordi dei libri che mi hanno assegnato a scuola, specialmente alle elementari e alle medie. 

Perchè?

- La lettura vissuta come obbligo viene impoverita della sua ricchezza più grande: il piacere

- Una lettura sola pensata per 25 ragazzi, magari reiterata negli anni quindi per un numero molto maggiore, non può essere quella giusta per tutti. Un libro è un qualcosa di intimo e personale: contiene significati da condividere con l'autore ed è impensabile che ognuno risponda emotivamente allo stesso romanzo

- Le schede di lettura, le interrogazioni, i compiti colorano il libro di significati negativi

In cosa quindi dovremmo migliorare?

- Letture libere? E' pur vero che non tutto quello che si trova in libreria sia di qualità, l'editoria trabocca di pubblicazioni e trovare quella giusta non è semplice. L'insegnante può suggerire una lista di libri dentro la quale muoversi per scegliere in autonomia. Può stimolare la curiosità verso la biblioteca ed incentivarne l'uso. Può condividere i propri gusti e le proprie passioni, senza obbligare ma suggerendo

- Niente compiti sui libri di lettura. Sarebbe bello piuttosto parlarne liberamente in classe, costruire un dialogo, un brainstorming, una trasposizione teatrale o un disegno. Qualsiasi cosa che renda liberi di rielaborare e non costretti su una scheda. Pensate al vostro libro preferito. Vi andrebbe di parlarne con un amico: O preferireste farne il riassunto, descrivere il protagonista, elencare i luoghi in cui si svolge?

- Per appassionarsi a leggere va bene tutto. Non giudichiamo le scelte di bambini e ragazzi. Io sono una lettrice vorace che legge di tutto e sono partita dai Piccoli brividi. Anche i fumetti sono ottimi veicoli di curiosità.

Inoltre, rendiamola bella questa scuola
Che le generazioni future possano dire: "Adoro questa cosa, perchè mi ricorda la scuola"

^_^


Letture consigliate sul tema
"Diario di scuola", Pennac
"Come un romanzo", Pennac

domenica 10 gennaio 2016

Bebè e manuali

Durante la gravidanza, per ingannare il tempo nei noiosi periodi da trascorrere a casa, ho letto alcuni manuali di puericultura e psicologia pre e post parto. Non ne ho finito quasi nessuno perchè in questo genere di libri credo poco: utili quando danno informazioni oggettive (ad esempio lo sviluppo del feto nelle varie settimane di gestazione), troppo "rigidi" quando descrivono le strade quasi obbligate da prendere una volta che il bimbo è nato.

Avendone sbirciati diversi mi sono fatta un'idea su quanto si trovi in giro a questo proposito. Fra tutti ce ne sono due che mi hanno favorevolmente colpita. Il primo, per le mamme ancora in attesa, è "Il bambino non è un elettrodomestico", di Giuliana Mieli.

La descrizione tratta da macrolibrarsi.it :

"Non c'è un manuale per la corretta educazione di un figlio. Non si può "impostare il programma" come si fa con un elettrodomestico e lasciarlo alla sua crescita naturale. Un bambino va seguito giorno per giorno, con attenzione continua e disponibilità al cambiamento. Siamo però una società che ignora e trascura gli affetti. A partire da questa constatazione l'autrice, in una narrazione ironica e aneddotica ma insieme di grande rigore intellettuale, descrive le tappe della maturazione affettiva dell'individuo e propone una riflessione sull'origine di una disattenzione filosofica e scientifica che può avere conseguenze gravi per il futuro della nostra società.
La risposta ai bisogni affettivi di base è infatti una condizione biologica ineludibile per la sopravvivenza della specie: l'averlo trascurato si riflette non solo nella sofferenza psichica dilagante ma anche nelle difficoltà che sempre di più accompagnano la maternità."

Mi è piaciuto molto perchè non la pretesa nè di guidare i comportamenti nè di insegnare niente. E' "semplicemente" una riflessione su come non esistano (appunto!) manuali che possiamo seguire alla lettera per crescere un bimbo, ma solo affetto e attenzioni guidate dall'istinto, dal sapere personale, dal rapporto che si crea col bimbo stesso. Ampio spazio viene dato alla descrizione delle emozioni in cui molte mamme potranno ritrovarsi.


Il secondo è invece un libro che ha molte pretese manualistiche. Non è un solo libro, ma due volumi. "Il linguaggio segreto dei neonati" e "Il linguagigio segreto dei bambini" (da 1 a 3 anni) di Tracy Hogg. Queste sono vere e proprie guide. L'autrice, un'infermiera che dopo aver lavorato nell'ambito della disabilità, ha avuto numerosissime esperienze di puericultrice, condivide le sue conoscenze acquisite sul campo ragguppandole in metodologie chiare e precise. Ma ricorda costantemente che non esistono libri di istruzioni o regole universalmente valide, che ogni strategia va calata nel proprio contesto. Mi sono piaciuti questi libri perchè sono ricchi di tattiche pratiche. Poco flessibili, è vero, ma credo che una lettura critica che mira a prendere quello che può servire e lasciare il resto possa rivelarsi davvero molto utile. Tracy Hogg suggerisce continuamente e soprattutto di ossservare e ascoltare il proprio figlio. Non credo ci possa essere suggerimento migliore.