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lunedì 30 novembre 2015

Giveaway pedagogico natalizio

Il blog "I colori della pedagogia" coglie l'occasione dell'avvicinarsi delle feste natalizie per fare un pò di promozione alla lettura. Quando è tempo di regali è bello ricordarsi dei libri: sono doni speciali, che parlano di noi alla persona a cui vengono dati, servono per portare all'altro anche qualcosa di molto intimo e personale.

Sono regali pensati, scelti, sono messaggi carichi di significato.

Per questo ho pensato di festeggiare con voi invitandovi a leggere.

Inizia oggi il nostro primo giveaway pedagogico!

In regalo potrete ricevere il libro "IL MISTERO DEL LONDON EYE", di Siobhan Dowd, il quale ha ricevuto nel 2011 il premio Andersen come "Miglior libro oltre i 12 anni".


Si parla di un ragazzo speciale, con un metodo di decodifica della realtà tutto particolare, personale, altri punti di vista: una bella ricchezza da condividere!
fuori dagli schemi della nostra "normalità". Conoscere e capire

Come si partecipa?

1. Commentate questo post scrivendo "partecipo" ed aggiungendo il vostro indirizzo mail nel messaggio, così che io possa contattarvi subito in caso di vincita (oppure se preferite mandatemi l'indirizzo mail tramite messaggio privato)

2. Condividete questo post su un social network a vostra scelta fra: google+, twitter o facebook

3. Mettete "mi piace" allapagina facebook relativa a questo blog:
 https://www.facebook.com/icoloridellapedagogia/?ref=bookmarks

Le iscrizioni saranno chiuse martedì 8 dicembre e l'estrazione avverrà tramite sorteggio casuale fra i partecipanti.

Buon divertimento e buone letture ^_^
Ted, Kat e Salim, tre ragazzi. I primi due sono fratelli, l’ultimo è il cugino. Siamo a Londra, ai nostri giorni; Salim è arrivato in visita con la madre in casa degli zii. Non si vedono da qualche anno e l’atmosfera è piuttosto tesa; la madre di Salim è divorziata e non ha buoni rapporti con la sorella, madre di Ted e Kat. La prima cosa che i ragazzi decidono di andare a vedere è il London Eye, la grande ruota panoramica della città. Per uno strano caso Salim sale da solo sulla ruota: sono le 11.32 del 24 maggio, come annota Ted. Da quel momento i cugini e i familiari non sapranno più nulla di lui. Costretti a chiamare la polizia e, in seguito, anche la stampa per fare un appello agli eventuali rapitori, vivono giorni di angoscia e di disperazione, senza avere mai notizie certe. Le ricerche della polizia proseguono, ma anche Ted e Kat si danno da fare...
Il bellissimo Il mistero del London Eye è un libro perfettamente riuscito dal punto di vista narrativo: cattura il lettore fin dalle prime pagine, scorre senza intoppi e il livello di  tensione si mantiene alto fino alla fine. In apparenza, le giornate si susseguono senza cha accada nulla di rilevante, in realtà sempre più dettagli vanno a completare il puzzle della scomparsa di Salim. La voce narrante è Ted, ragazzo diverso dagli altri, di cui però non si nomina mai chiaramente la disabilità, anche se ne vengono descritte le caratteristiche: ha una passione sfrenata per la meteorologia, indossa l’uniforme scolastica anche quando è in vacanza, porta la stessa camicia se la madre non provvede, e non ha amici. Ma soprattutto, non conosce il linguaggio del corpo, non capisce la mimica facciale e non sa decodificare le emozioni di chi gli sta vicino, né cogliere il senso di una metafora. Non sa nemmeno dire le bugie. Il suo cervello gira su di un sistema operativo totalmente diverso da quello delle altre persone. E sarà proprio lui, alla fine, ad arrivare alla soluzione del mistero. - See more at: http://www.mangialibri.com/bambini-ragazzi/il-mistero-del-london-eye#sthash.TKdM8pLs.dpuf
Ted, Kat e Salim, tre ragazzi. I primi due sono fratelli, l’ultimo è il cugino. Siamo a Londra, ai nostri giorni; Salim è arrivato in visita con la madre in casa degli zii. Non si vedono da qualche anno e l’atmosfera è piuttosto tesa; la madre di Salim è divorziata e non ha buoni rapporti con la sorella, madre di Ted e Kat. La prima cosa che i ragazzi decidono di andare a vedere è il London Eye, la grande ruota panoramica della città. Per uno strano caso Salim sale da solo sulla ruota: sono le 11.32 del 24 maggio, come annota Ted. Da quel momento i cugini e i familiari non sapranno più nulla di lui. Costretti a chiamare la polizia e, in seguito, anche la stampa per fare un appello agli eventuali rapitori, vivono giorni di angoscia e di disperazione, senza avere mai notizie certe. Le ricerche della polizia proseguono, ma anche Ted e Kat si danno da fare...
Il bellissimo Il mistero del London Eye è un libro perfettamente riuscito dal punto di vista narrativo: cattura il lettore fin dalle prime pagine, scorre senza intoppi e il livello di  tensione si mantiene alto fino alla fine. In apparenza, le giornate si susseguono senza cha accada nulla di rilevante, in realtà sempre più dettagli vanno a completare il puzzle della scomparsa di Salim. La voce narrante è Ted, ragazzo diverso dagli altri, di cui però non si nomina mai chiaramente la disabilità, anche se ne vengono descritte le caratteristiche: ha una passione sfrenata per la meteorologia, indossa l’uniforme scolastica anche quando è in vacanza, porta la stessa camicia se la madre non provvede, e non ha amici. Ma soprattutto, non conosce il linguaggio del corpo, non capisce la mimica facciale e non sa decodificare le emozioni di chi gli sta vicino, né cogliere il senso di una metafora. Non sa nemmeno dire le bugie. Il suo cervello gira su di un sistema operativo totalmente diverso da quello delle altre persone. E sarà proprio lui, alla fine, ad arrivare alla soluzione del mistero. - See more at: http://www.mangialibri.com/bambini-ragazzi/il-mistero-del-london-eye#sthash.TKdM8pLs.dpuf
Traduzione di: 
Traduzione di: 

domenica 29 novembre 2015

Competenze sociali

La vita scolastica per il bambino è una situazione sociale all'interno della quale misurare le proprie competenze. Il funzionamento sociale  è costituito dalle performance che mette in atto, le risposte funzionali che dà agli stimoli esterni ricevuti dall'ambiente, in altre parole, tutto ciò che è in grado di fare. Le competenze sociali del bambino costituiscono il livello potenziale o ottimale di interazione che può raggiungere ed ottenere nello scambio fra pari o con gli adulti.

Le relazioni fra pari sono i principali predittori di problemi di salute mentale nell'adultità. Il confronto con gli altri bambini è un grande elemento protettivo: gli scambi amicali possono essere pochi, ma ugualmente molto significativi a livello affettivo. 

L'accettazione da parte del gruppo dei pari:

- sviluppa l'autocontrollo degli impulsi aggressivi
- aumenta l'autostima
- crea il senso di moralità
- abilita lo scambio sociale cooperativo

Il rapporto con gli amici matura attraverso questi canali:

- riuscire a rivolgersi all'altro in maniera amichevole
- saper chiedere e fornire informazioni rilevanti
- saper realizzare una comunicazione adeguata per partecipare a un'attività

Coloro che hanno comportamenti inappropriati e indesiderabili vengono accettati all'inizio della relazione, ma nascono grandi difficoltà nel tentativo di mantenerla stabile. I bambini con queste problematiche vengono spesso emarginati dal gioco e la frustrazione non fa che aumentare la loro disfunzionalità nei rapporti.

E' fondamentale per genitori ed educatori di ogni tipo facilitare e favorire i momenti di gioco libero, non strutturato, spontaneo fra pari. I bambini devono sperimentare la libertà e l'autonomia del creare rapporti nuovi, duraturi, positivi. L'osservazione attenta è il principale strumento per prevenire il disagio, specialmente se attuata nei loro momenti liberi, in cui tentano di gestirsi da soli.

mercoledì 25 novembre 2015

Il benessere a scuola - parte seconda

Oggi pomeriggio alle ore 17.15 presso la biblioteca Biblioteca Comunale Vallesiana​ Comune di Castelfiorentino​ ci sarà il secondo incontro del ciclo BENESSERE A SCUOLA.
 L'argomento di oggi saranno I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES): TANTE STRADE PER APPRENDERE.



domenica 22 novembre 2015

Una scatolina speciale

In alcuni gruppi classe particolarmente turbolenti o problematici è possibile che avvengano episodi di aggressività fra compagni, di derisione o di esclusione dal gruppo. Le dinamiche negative che si possono instaurare nei rapporti fra chi condivide tutti i giorni la stessa aula purtroppo sono molteplici. A volte rimangono nascoste nel gioco e non sempre è semplice per l'insegnante notare ogni comportamento che potrebbe essere nocivo nei confronti di un altro.

I bambini che subiscono aggressioni fisiche o verbali non sempre lo "denunciano" alla maestra o ai genitori, tenendo per sè una piccola sofferenza che, se nascosta, diventa grande. Sono queste le radici del bullismo di un domani fra i più grandi.

Per aiutare i bambini a esprimersi nonostante la presenza della paura del giudizio, dell'ansia da prestazione, dell'insicurezza e della scarsa fiducia in se stessi, propongo una semplice attività da fare in classe.

Realizziamo un'urna ricavando una fessura da una piccola scatola (può andare bene una semplice scatola da scarpe). Spieghiamo ai bambini che quella sarà una scatola importantissima: resterà sulla cattedra per tutta la durata del tempo solastico ed ognuno sarà libero, quando vuole, di infilarci un bigliettino anonimo dove scrive che cosa lo fa star male a scuola. La regola importante da rispettare è che nessuno deve aprire la scatola per curiosare. Non sarà chiusa ermeticamente, perchè bisogna instaurare un rapporto di fiducia con i bimbi, dove ognuno è molto responsabile delle proprie azioni.  Sarà aperta solo dalla maestra in un momento stabilito a fine settimana. I biglietti saranno letti, condivisi e commentati insieme alla classe. Il ruolo della maestra sarà quello di conduttore ma anche mediatore del dialogo, per raggiungere una genuina soluzione del problema, dove chi ha dichiarato un disagio non fa semplicemente la spia, ma chiede supporto e sostegno per stare bene a scuola.

L'esperienza con i bambini della seconda classe della scuola primaria è stata molto positiva. I bigliettini sono sempre molti e spaziano dalle difficoltà scolastiche a quelle con i fratelli, a quelle fisiologiche (i biscotti mi fanno male ai denti!) a dichiarazioni positive (io oggi sto molto bene).

Un'occasione per crescere insieme.

mercoledì 11 novembre 2015

La cultura del benessere a scuola



































Ciclo di incontri "LA CULTURA DEL BENESSERE A SCUOLA"
Presso la Biblioteca comunale di Castelfiorentino (FI)
Dott.ssa Celenia Ciampa

18 NOVEMBRE:
I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) – Conoscere, capire, crescere

25 NOVEMBRE:
Bisogni educativi speciali (BES) – Tante strade per apprendere

2 DICEMBRE:
Disturbo dell’attenzione ed iperattività (ADHD): Contenere il disagio

Lo scopo degli incontri è diffondere la cultura del benessere a scuola affrontando problematiche sempre più presenti fra i nostri bambini, le quali  possono minare il processo di apprendimento. Per garantire la loro serenità è importante conoscere questi disagi e sapere nella pratica come poter agire. I seminari sono rivolti a genitori, insegnanti, educatori; prevedono un’introduzione teorica, presentazione dell’approccio pedagogico clinico come aiuto e sostegno alla persona, strategie operative per affrontare il disagio.

martedì 10 novembre 2015

Settimana dell'affido

Dal 17 al 20 novembre si svolgerà la settimana per l'affido: una pratica forse ancora troppo poco conosciuta, ma importantissima.

L'affido per un bambino significa avere in dono una seconda possibilità.

Significa sperimentare che la sua realtà personale non è la sola possibile; proporgli attraverso l'esperienza che esiste anche una vita migliore, una quaotidianità nuova dove ci sono spazi, persone, occasioni che gli permettono di trovare serenità e sorriso, tornando poi in un secondo momento in una famiglia ferita ma affincata  e sostenuta da una rete di aiuti professionali, arricchito da nuove consapevolezze e progettualità.

La vita non si ferma alla porta di casa, ma prosegue oltre. Dove ci sono stati squilibri, mancanze, problematiche magari gravi è sempre possibile riparare. Grazie a coloro che decidono di intraprendere questa avventura e concedono il dono più grande: se stessi nell'essere una famiglia.

A Empoli e dintorni tanti eventi ed iniziative per celebrare questa settimana speciale!




sabato 7 novembre 2015

Alziamo gli occhi dagli smartphone... al cielo

Da pochi giorni è "venuto alla luce" del web un nuovo blog che ritengo possieda grande potenziale pedagogico, anche se tratta di tutt'altro. Il suo nome è ONE YEAR OF SKY.

http://oneyearofsky.blogspot.it/

Di cosa si tratta?
Dalla presentazione della sua autrice:

"Ciao a tutti, voglio condividere con voi un progetto al quale sto lavorando in questi giorni: sto preparando un blog dedicato al cielo!
Lo inagurerò il 1. Novembre, e per un anno intero inserirò una foto al giorno del cielo.
Ma voglio fare di più: voglio aprire questo progetto a chiunque sia interessato a partecipare!
Scattate una foto al cielo e inviatemela, corredata del vostro nome (se volete, o uno pseudonimo se preferite, o niente se non avete voglia, ma mi piacerebbe assegnare a ciascuno i crediti per le sue foto) e il nome del luogo in cui l'avete scattata. Sarebbe un di più avere anche l'ora, perché siccome ho conoscenze sparse a diverse latitudini mi piacerebbe vedere come cambia il cielo anche nello spazio-tempo!
Una volta che mi avrete inviato la foto io la pubblicherò nel post del giorno relativo, insieme ai dati che avrete allegato.
Idealmente il progetto terminerà il 31 ottobre 2016."

Attualmente siamo tutti, chi più chi meno, sempre più inclini a tenere la testa piegata verso il basso e lo sguardo concentrato sulla luce dello smartphone: quando per lavoro, quando per passatempo, quando per staccare la spina dai pensieri di routine... ma ripiegandoci così su noi stessi e sul nostro "da fare" rischiamo di perderci molto di ciò che ci circonda ogni giorno: persone, rapporti, emozioni, scambi, confronti, esperienze più reali di quelle che la rete può offrirci. 

Quindi, drasticamente, cosa c'è di meglio per invertire la rotta che alzare gli occhi al cielo? Ci accorgeremo così che è una splendida giornata, oppure che il profilo nero di alcuni alberi si staglia contro un tramonto rosato, o che la nebbia può causarci una malinconia più "genuina" di quella che ricaviamo da un link trovato su facebook. 

Nell'era della condivisione, è bello porre attenzione al cielo, trovare lo scorcio che più ci fa emozionare (perchè ci rappresenta?) e condividerlo con altri che in posti diversi sono come noi col naso finalmente per aria. 

La validità pedagogica sta nel dare attenzione al QUI E ORA. Niente più della natura può spingerci a vivere e godere dell'attimo presente. Una cura infallibile contro ansia, brutti pensieri, angoscia e tristezza.
 

mercoledì 4 novembre 2015

Non sono tutti DSA



Di pari passo al recente proliferare di diagnosi si è diffusa anche una buona dose d’ignoranza generalizzata. Spesso i genitori attribuiscono ad un ipotetico DSA qualsiasi difficoltà un bambino possa incontrare nel suo percorso scolastico, annullando in questo modo l’ipotesi e perdendo la consapevolezza che l’apprendimento è un processo molto complesso, dipendente da molteplici fattori e quindi risultante di situazioni che possono anche essere totalmente altre rispetto a deficit fisiologici o disturbi specifici. E’ importante in questi casi mettersi in ascolto del bambino: la scuola è un canale privilegiato di partenza, giacché tutti i bambini devono transitarvi e trascorrervi grande parte delle loro giornate. I campanelli di allarme che possono emergere sono tantissimi; le difficoltà nell’apprendimento sono messaggi da decifrare. Che cosa c’è che non va? Cosa il bambino vuole comunicare al mondo adulto? L’osservazione e l’ascolto sono le prime risposte da offrire al posto di test standardizzati e anonimi che perquisiscano a tappeto le competenze di vasti range di alunni.
Per apprendimento si intendono le potenzialità di una persona al fine di trovare nuove soluzioni più convenienti per acquisire nuove conoscenze e competenze. E’ un dato interiorizzato, stabile, declinabile in modalità diverse, per cui in continuo arricchimento; se non si è in grado di fare variazioni, non è una competenza e non è possibile procedere nell’apprendimento. Quando si riscontrano difficoltà in questo ambito dipendono da uno o più degli elementi di base divenuti deficitari. I presupposti sono: la motivazione, l’equilibrio psichico, le aspettative provenienti dall’esterno.
L’assunzione di un nuovo dato richiede l’equilibrio psico-fisico del soggetto, ovvero una buona motivazione, una sensazione soggettiva che il dato sia importante o indispensabile. Nell’adulto la motivazione è in parte razionale in parte progettuale, mentre nel bambino è essenzialmente emozionale e ludica: ha bisogno di un affetto che lo muova positivamente in direzione dell’acquisizione del dato proposto. Perciò questo processo è facilmente inibito alla presenza di grandi fluttuazioni emozionali, di stati emotivi di ansia o allarme (funzionale solo se non supera i livelli di guardia). A questo si aggiunge poi la frustrazione di voler fare qualcosa ma non riuscirci, oppure la mancata ricezione positiva dal mondo esterno (negli adolescenti, ad esempio, può essere forte lo squilibrio fra la percezione del proprio operato e quella che invece è la realtà dei fatti).
Un dato per essere assunto deve essere prima di tutto percepito, ovvero riconosciuto fra quelli che provengono dagli organi sensoriali: viviamo in un bombardamento costante di dati uditivi e visivi; nell’apprendimento è necessario selezionare quelli che sono funzionali da quelli che invece non servono. Questo genere di disponibilità può essere frenato dalla mancata coordinazione corporea o da anomalie presenti nell’elaborazione cognitiva (derivanti anche da processi legati a difficoltà sensoriali). E’ perciò importante controllare la presenza o meno di deficit a livello uditivo e visivo.


Dare un’etichetta alla presenza di una difficoltà è una soluzione semplice: però la maggior parte dei disturbi non sono di natura funzionale, hanno bensì la loro causa nella motivazione. Quest’ultima è influenzata dall’ambiente culturale dove il bambino vive e cresce, dalle aspettative di coloro che lo circondano, dalle modalità che gli vengono donate o negate di esprimere il proprio essere per quello che è.