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venerdì 13 maggio 2016

La creatività

<< La pedagogia contemporanea ha fatto sua l’idea che la creatività sia caratteristica non esclusiva delle persone “talentuose”: la creatività è una capacità più che una dote innata, e può essere “educabile” (Dewey) e sviluppata, per cui contesti formativi in cui la divergenza viene promossa e sollecitata, aiutano a potenziare e rinforzare atteggiamenti e comportamenti creativi.

Per Bruner, l’azione creativa innesca una “sorpresa produttiva” e, in essa, un ruolo importante viene svolto dalla metacognizione. Nella prospettiva cognitivista, in generale, la creatività viene vista come una funzione dell’io, un insieme di abilità operative dell’individuo che, combinando i dati, tenta di pervenire a soluzioni efficaci.

Il soggetto creativo introduce elementi nuovi e originali nel suo campo d’azione. Secondo lo psicologo americano J.P. Guilford, iniziatore degli studi sull’intelligenza creativa, la creatività è un processo che implica la creazione di nuove idee e nuovi concetti, o nuove associazioni tra idee e concetti già esistenti e la loro trasformazione e concretizzazione in un prodotto nuovo ed originale. 
Guilford associa, dunque, il concetto di pensiero divergente alla creatività: coltivare la creatività e il pensiero divergente vuol dire affinare lo spirito critico che permette di analizzare e valutare tante soluzioni possibili per un dato problema, riconoscendo tra pensieri e oggetti connessioni originali, proponendo innovazioni e cambiamenti, modellando e adattando le conoscenze acquisite ai vari e differenti contesti che si presenteranno nel corso della vita.

Esporre l’allievo a diversi punti di vista, attraverso il confronto con i suoi pari e con gli insegnanti, lo aiuta a indagare e a scoprire quel che lo circonda e a utilizzare prospettive differenti. In tal senso, anche il disaccordo e il conflitto cognitivo giocano un ruolo essenziale e possono essere fonte di apprendimento concettuale.

Ma la creatività non è un processo semplice: non esiste una sua definizione univoca, né esiste una tecnica scientifica che funga da “rilevatore” del grado di creatività di ciascuno. Operando una distinzione tra produzione convergente e divergente (o pensiero creativo e pensiero divergente), Guilford giunge alla conclusione che il pensiero convergente si esprime nella ricerca di una soluzione unica, convenzionale e corretta a un dato problema, laddove il pensiero divergente mette in moto un’attività combinatoria, generando creativamente differenti risposte a quel dato problema e ricombinandole, appunto, in modo originale.

Il focus dell’insegnante creativo deve centrarsi sullo sviluppo, per lo studente, di un approccio verso la risoluzione di problemi (problem solving), promuovendo e valutando il pensiero creativo e la diversità di opinione. Esistono strategie centrate sullo studente che possono coinvolgere la creazione di concetti e nuove idee, obiettivi e interessi condivisi, confronti, attivi scambi di opinioni in piccoli gruppi. Promuovere l’apprendimento e la ricerca basandosi sulla risoluzione di problemi prevede il pianificare attività che abbiano un obiettivo comune; sondare, stimolare il pensiero del discente, investire la sua persona di ruoli e responsabilità; offrire opportunità di condivisione del compito.

L’insegnamento creativo, per essere realmente tale, necessita di una visione “illuminata” dell’educazione fondata sul riconoscimento dell’importanza di sviluppare le particolarità e gli interessi di ogni studente, sollecitando la curiosità e la voglia di imparare ad imparare. Una scuola centrata sullo studente, insomma. L’insegnamento, in tal senso, deve promuovere e portare allo sviluppo di un pensiero complesso, conseguenza di un apprendimento che dura per tutto l’arco della vita (lifelong learning).

Flessibilità, innovazione e rinnovamento
sono abilità che la scuola deve promuovere, sollecitare e sostenere così da rendere possibile la creazione di quel pensiero non convenzionale, che sia caratteristico di ogni persona nella sua individualità e unicità, rendendo possibili occasioni costanti di crescita e di apprendimento continuo di fronte a situazioni nuove e difficili. Quando sono gli allievi i protagonisti dell’interazione insegnamento-apprendimento, quando sono loro, e non più l’insegnante, ad assumere un ruolo centrale diventa altresì possibile promuovere attività didattiche che consentano un approccio creativo.

La creatività dovrebbe essere una “competenza” fondamentale da sviluppare a scuola, uno strumento strategico che insegnanti ed educatori dovrebbero portare a massima espressione, essendo un potenziale che ogni alunno possiede.

Abilità e competenze, al contrario della mera trasmissione di nozioni, sono qualità che si perfezionano nel tempo, sono parte di un processo in fieri che, se adeguatamente sollecitato e supportato, non conosce fine. In tal senso, compito dell’educatore non è unicamente trasmettere contenuti ma pianificare e porre in essere un’azione formativa che sia realmente rivolta agli alunni, tirando fuori e sfruttando al meglio il caratteristico potenziale creativo di ogni allievo.>>


Questo brano è tratto dagli approfondimenti online offerti dal volume unico per il concorso infanzia- primaria della Edises. Ho scelto di condividerlo qui, nel mio blog, perchè lo trovo importante e significativo. La creatività è la risposta alle domande che la società di oggi pone alla scuola. E' necessario promuovere un sapere nuovo basato sulla flessibilità, sul saper combinare le proprie conoscenze e abilità in competenze che si rinnovano, per cercare di rincorrere un mondo che è in continuo mutamento. Noi educatori non ci siamo mai trovati, nella storia, a dover reggere un ritmo così incalzante. Per questo ci stiamo attrezzando... creativamente!

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