Condivido qui sul mio blog un brevissimo saggio che ho allegato al mio libro per bambini "La strega e il segreto del ladro". Siamo vicini ad Halloween, e la paura è un elemento che ci regala moltissimo materiale sul quale riflettere.
Le fiabe lo dimostrano
da sempre: nate nella notte dei tempi, passate di bocca in bocca fino ad essere
suggellate dalla parola scritta, usano i simboli per parlare direttamente
all’inconscio. Noi non abbiamo bisogno di capire, la parte più ancestrale che
portiamo dentro riceve i messaggi forti e chiari su temi importanti,
universali, che riguardano ognuno di noi da sempre.
Un linguaggio così
espresso non può che essere accolto al volo dai bambini. Ciò che li spaventa
davvero è rappresentato dalle cose che non capiscono, quelle che magari nessun
adulto spiega loro. L’ignoto e il non detto rischiano di diventare tabù, di
ingigantirsi e trasformarsi in veri pericoli. Le paure sbiadiscono ogni volta
che vengono affrontate e non c’è niente di più sicuro che farlo all’interno di
una storia. Ciò che angoscia allo stesso tempo incuriosisce: i bambini sono piccoli
ricercatori della vita, studiano e analizzano tutto quello che viene loro
offerto, ma un posto d’onore lo hanno le emozioni. Talvolta si presentano
ingombranti e ingestibili, affrontarle è l’obbligo morale del genitore il quale
non può essere una figura onnisciente che sempre sa cosa fare, ma disponibile
ad accompagnare anche nella notte più scura, quella del cuore.
I mostri gettano la
luce sull’inconscio: attrezzano il soggetto a vivere con le proprie ombre. Non
è possibile cancellarle, dannoso è nasconderle. Per questo le storie di paura,
per tutte le età, non producono una reale angoscia bensì rassicurazione.
Concentrarsi sulla storia di un altro, che magari ricorda la propria, distrae
la mente dalle ansie, dà un volto ai pensieri… e tutto ciò che ha un volto è
molto meno orrorifico di quello che rimane nascosto dietro un cappuccio.>>
(Dall'appendice de "La strega e il segreto del ladro", Celenia Ciampa, Siska Editore)
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