Il
corredo genetico è solo una piccola parte dell’enorme patrimonio che i genitori
donano ai figli. L’educazione si forma soprattutto attraverso le azioni e l’esempio:
la famiglia inizia a “raggranellare” il corredo sociale e comportamentale per i
figli molto prima che essi arrivino. Esperienze, valori, tradizioni: tutto
quello che forma la quotidianità e la serenità della coppia sarà poi proposto
al bambino, per loro soggetto da amare al quale regalare ciò che si possiede di
più prezioso: la propria cultura.
Con
questo non sarebbe d’accordo Rousseau; alla base della sua concezione
pedagogica troviamo la forte opposizione tra natura e cultura: allo stato di
natura l'uomo vive in una condizione di uguaglianza e libertà, nella società e
con la cultura si trova costretto tra imposizioni e disuguaglianza. Sulla base
di queste premesse l'autore postula che l'educazione debba necessariamente
essere naturale, ovvero deve consistere nell'insieme delle facoltà umane e
intellettive proprie dello stato originario dell'uomo, le quali vengono
sistematicamente corrotte nella società contemporanea da civiltà e cultura. Ma
una mediazione è necessaria, soprattutto ai giorni nostri, dopo che molti
studiosi (da Ariès fino a Freud e seguenti) hanno riconosciuto l’enorme
importanza dell’infanzia e lo status sociale di bambino.
Ogni
genitore sviluppa un naturale istinto su cosa sia importante per il proprio
figlio, istinto che gli permetterà di comprendere i suoi bisogni, le richieste
ancora prima che sopraggiunga la parola, i limiti che gli sono necessari; la
società – a volte appoggiandosi alla ricerca, altre soltanto sulle dicerie- è
entrata nel nucleo familiare, dispensando consigli generali che male si
adattano ad ogni singola persona, possono essere risolutivi in una situazione
ma inutili con altri soggetti protagonisti.
L’intervento pedagogico ad personam invece può accompagnare con
grande efficacia la famiglia che si trovi in uno stato di difficoltà. Stimola
la riflessione su quali significati possano avere i campanelli di allarme che
possono essersi accesi all’interno della quotidianità familiare, dando ascolto
ai più piccoli per dar voce alle loro richieste e comprendere necessità
sottovalutate.
L’educazione
nasce naturale, ma il percorso talvolta può subire deviazioni o traumi che
facciano deragliare l’istinto insito nel genitore. Ferite collezionate durante
la propria formazione fanno sì che l’adulto desideri rimediare comportandosi
col proprio figlio in maniera opposta, oppure in mancanza di consapevolezza
potrebbe riproporre il modello disfunzionale dando nuovo respiro ad un problema
ancora irrisolto. La riflessione, il mettersi in discussione e quindi in gioco,
in cerca di miglioramento, possono forzare in un primo momento la naturalità
del rapporto ma in maniera positiva, alla ricerca di nuove strategie educative
da costruire insieme all’interno della coppia che poi sboccia nell’intero
nucleo familiare per una ritrovata serenità.
Una
naturalità dell’educare quindi da ritrovare, riscoprire, in aggiustamento ed
evoluzione continui.
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